Questo è un estratto dell’intervista che verrà pubblicata nella sua versione integrale sulla nostra rivista Biophilia
Nei primi giorni dell’ottobre del 2016, chi avesse avuto l’opportunità di passeggiare tra le installazioni di Orticolario si sarebbe, ad un certo momento, trovato a passare sotto un portale che segnava l’inizio di una passerella di legno costeggiata da aceri e lanterne. La passerella si muove con qualche curva, fino ad arrivare ad una piattaforma pentagonale, dal centro scuro, su cui è poggiato un vaso. E dentro questo vaso, un unico fiore di anemone.
Abbiamo intervistato Vaprio Zanoni, fondatore di Green Design, che alla fine di quei giorni del 2016 è stato premiato insieme a Satoru Tabata per la realizzazione dello Spazio Floema “Vedere con le orecchie, ascoltare con gli occhi”. Durante la nostra conversazione, Vaprio ci ha parlato di quell’esperienza, del percorso fatto in quel festival e degli insegnamenti che fino al lì lo hanno portato e che da lì ha portato con sé.
Nelle sue parole riguardo il proprio mestiere ed i propri progetti c’è sempre un’attenzione particolare rivolta alla vita espressa ed impressa nello spazio del giardino. Imparare ad ascoltare un fiore, nell’esperienza di cui ci parla, diventa importante tanto quanto la competenza tecnica che sta dietro una progettazione.
Mi piacerebbe iniziare dalle idee di fondo riguardo la sua professione. Green Design è l’espressione aziendale della sua passione e competenza nell’immaginare e progettare spazi verdi. Nella sua esperienza trentennale, quali sono i concetti base su cui ha impostato il suo lavoro, i fondamentali che stanno dietro a ogni sua opera?
L’ideazione di un nuovo giardino o il ripristino di un’area verde esistente passano innanzitutto per l’individuazione del “genius loci” che ispira, attraverso la storia del luogo, il nostro modo di pensare e di progettare. Di seguito ragioniamo il progetto a partire da basi tecniche di botanica ed agronomia. L’analisi tecnica della struttura e composizione del terreno, la contestualizzazione in un territorio ed in una fascia climatica ci consentono di proporre le soluzioni più adeguate per il conseguimento di un ottimo risultato attraverso la scelta di alberi, arbusti ed erbacee idonei alle condizioni verificate. A questo punto studiamo un concept che consenta di avere un filo conduttore ed una logica armonica e rispettosa della natura che ci apprestiamo a plasmare, che tenga in considerazione i desideri del nostro cliente e che contenga l’inserimento di installazioni artistiche o elementi di design idonei a rimanere all’aria aperta. Proposte innovative, installazioni, utilizzo di pavimentazioni originali ed artistiche garantiscono un risultato esclusivo, personalizzato ed unico, cucito su misura del nostro cliente. Il risultato deve conseguire la ricerca del bello ma anche e soprattutto del sostenibile poiché abbiamo la fortuna di lavorare con forme di vita e non solo con materiali inerti. Se l’inerte va inserito, ci piace pensare che abbia una storia, una identità, un’anima, quella dell’artista o del designer che ha ideato l’installazione.
© Green Design – Vaprio Zanoni
Nell’edizione di Orticolario del 2016, lei ha partecipato alla manifestazione, collaborando con altri artisti – tra cui ENZO – , con il progetto Spazio Floema “Vedere con le orecchie, ascoltare con gli occhi”. Il magnifico lavoro svolto vi è valso il premio “La foglia d’oro del lago di Como” di quell’anno. Può raccontarci qualcosa sul giardino realizzato per quell’edizione? Che tipo di spazio avete provato ad immaginare?
Ogni anno ad Orticolario si tiene questo concorso per premiare l’installazione realizzata a seguito di una selezione di progetti presentati alla commissione tecnica dell’evento. Ogni concorso ha un tema di fondo da seguire, che nel 2016 era “I cinque sensi”, ed un elemento vegetale di riferimento, che in quell’edizione era l’anemone. Nel 2016 realizzammo, in stretta collaborazione con il team di Satoru Tabata, l’installazione di un progetto che aveva intenzione di comprendere tutti e cinque i sensi ma anche il sesto. Passando attraverso un “portale”, un’installazione di land art ad opera del duo di artisti Milanesi denominato JUKAI, si attraversava una barriera che lasciava alle spalle il mondo esterno per entrare nel giardino Zen. Una passerella di legno circondata da un boschetto di Acer Palmatum conduceva ad un luogo di meditazione, un Tatami a forma di pentagono. Lungo il percorso, lanterne Giapponesi e la “Sanzo Seki”, la pietra principale del giardino. Un braciere ed una fontana, opere della collezione THEMPRA COLLECTION, rappresentavano acqua e fuoco, elementi di purificazione del corpo e della mente, utili all’uomo per accogliere la natura e risvegliare il sesto senso attraverso la meditazione. Il disegno del luogo di meditazione era un Pentagono, ogni suo angolo rappresenta i cinque sensi, al centro del pentagono si può percepire il sesto senso che trascende i primi cinque. Davanti alla postazione di meditazione c’era un vasetto, un contenitore dove ogni giorno veniva posto un fiore di Anemone, da osservare durante la meditazione. Lo stato di “Selflessness” o Altruismo è ottenuto attraverso la meditazione Zen. Il sesto senso, o dialogo con il nulla, è un discorso tra l’uomo e la natura stessa. Andando oltre i cinque sensi possiamo “ vedere con le orecchie ed ascoltare con gli occhi” il giardino. Un concept apparentemente complesso ma che si rivelò facilmente comprensibile e, nonostante la nostra cultura sia molto lontana dalla cultura Giapponese che ha ispirato il progetto, ha ottenuto molti consensi. Non ultimo il premio “La Foglia del Lago di Como”, ma anche il premio “ Stampa” ed il riconoscimento “Giardino d’artista”, due degli altri tre riconoscimenti previsti in quella edizione.
Questo è un estratto dell’intervista che verrà pubblicata nella sua versione integrale sulla nostra rivista Biophilia